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Dubito Ergo Sum

mar 30, 2020

L’arte del dubbio come fonte di ispirazione
La filosofia comincia con il dubbio, scriveva Kierkegaard. Nell’antichità gli scettici fecero del dubitare il fulcro della lotta contro la dogmatica, e nell’età moderna Cartesio pone il dubbio al cuore dell’esistenza dell’uomo. Di una cosa, però, tutti costoro non dubitano: che l’atto del dubitare equivalga al pensiero. Spesso, nel corso della Storia, i filosofi hanno scorto nel dubbio il fondamento di un sapere indubitabile. La completa assenza di dubbio (circa il mondo, le proprie convinzioni, se stessi o gli altri) impedisce il dialogo e l’incontro con l’altro da sé, è anche vero che la vita stessa sarebbe impossibile se si dubitasse di tutto. Fino a che punto è doveroso esercitare l’arte del dubbio?
Nel nostro quotidiano, non c’è dubbio (bel gioco di parole) che l’assumere tutto come consolidato sarebbe causa inevitabile di un arresto dello sviluppo. Se paradossalmente ritenessimo tutto quanto acquisito fino a oggi come il non-plus-ultra, non sentiremmo il bisogno di cercare nuove strade, di migliorare, di rendere più efficiente qualunque traguardo finora conquistato.
Il fotovoltaico converte l’energia del sole in energia elettrica fruibile dall’utente finale. Bellissimo: ma cosa comporta realizzare un impianto fotovoltaico? Se si fanno dei calcoli veloci, vediamo che sulla carta ci possono volere fino a cinque anni per produrre l’energia necessaria a realizzarlo. Ecco che allora lo sviluppo spinge le frontiere dell’efficienza a livelli fino a poco fa impensabili, riducendo il tempo di payback energetico.
Le auto elettriche o ibride riducono le emissioni da combustione. Ma quanto costa produrle? Cosa succede alle batterie una volta finito il loro ciclo di vita? Anche qui la risposta è sorprendente: produrre un’auto elettrica o ibrida è già molto più energy-intensive che un’auto tradizionale. Le batterie ad oggi hanno una percentuale di riciclaggio pari al 3-4%, il resto viene solo stoccato in depositi, spesso nel terzo mondo. Ecco che allora dal dubbio nasce l’esplorazione di nuove tecnologie, per il trasporto e per l’accumulo dell’energia.
Le auto con motore a combustione sono inquinanti e dannose per il nostro pianeta. Ma quanti sanno che quasi un quarto dell’inquinamento delle automobili deriva dal rotolamento e dalle frenate? E ancor più, quanti sanno che le quindici (quindici, non quindicimila) navi più grandi del mondo inquinano come l’intero parco auto mondiale? Anche questo è un dubitare che deve portare a cercare sempre nuove soluzioni.

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